Un post fuori luogo – Five

Puntate precedenti:

Un post fuori luogo – One

Un post fuori luogo – Two

Un post fuori luogo – Three

Un post fuori luogo – Four

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Hello! How are you?

L’ultima volta che ci siamo sentiti eravamo stati a Warwick. Ho pensato bene che dopo qualche post un po’ troppo arrabbiato o magari fuori di testa, era il caso di prendersi un momento di relax con un’altra gitarella fuori porta.
A chi fortunatamente si fosse perso le puntate precedenti, va detto che anche questo articolo sta a dimostrare che per visitare (comodamente, è sottinteso) l’Inghilterra e dintorni, non è Londra (luogo comune) l’approdo ideale, bensì Birmingham (non luogo), poiché da questa poco attraente città si possono agevolmente raggiungere, via ferrovia, tutti gli angoli più remoti della Gran Bretagna.

Quest’oggi andremo a Ovest, verso il Mar d’Irlanda, e, solo per oggi, offerta speciale: due al prezzo di uno! Chester e Conwy!


Dopo la solita prima colazione all’inglese (burp, scusate…), controlliamo le previsioni meteo, spettacolo estremamente spassoso in quanto, nonostante vengano previste per la giornata in corso tutte le manifestazioni metereologiche conosciute, si può star sicuri che saranno clamorosamente sbagliate.
No problem. Vestizione a strati (technicolor), scarponcini leggeri e k-way d’ordinanza sono garanzia di comodità e protezione contro le bizze del tempo british.

Partenza dalla stazione di New Street (quella grande per intenderci) e via col primo treno che va verso Crewe (comodo vero il Britrail Pass?). A Crewe si cambia e si prende il treno per Chester. Il viaggio è durato in tutto meno di un’ora e mezza, neanche il tempo di annoiarsi un po’. Badate, ci sono anche treni diretti da Birmingham, apparentemente più comodi, ma siccome fanno il giro del mondo ci mettono trenta minuti in più.

Signori si scende, ben arrivati a Chester.

La cittadina è il capoluogo della contea di Chesire (sì, proprio quella del famoso formaggio) e vanta una storia millenaria.

Venne fondata dai romani nel I secolo d.C., i quali la dotarono di mura e si concessero pure un grande anfiteatro. Sullo stesso perimetro dell’originale Castra Devana sono state erette le mura medievali della città, divenuta nel frattempo Legaceaster. Le antiche mura sono ancora in parte percorribili per lunghi tratti.

Castra Devana – Fonte Wikipedia

Canale sotto le antiche mura – Fonte: indigodream.wordpress.com

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Chester deve la sua passata prosperità alla sua posizione. Situata alla foce del fiume Dee, nel medioevo divenne un fiorentissimo porto commerciale. A causa però del disboscamento sistematico delle foreste circostanti, il fiume Dee iniziò a trasportare sempre maggiori quantità di detriti, fino a insabbiare il porto, rendendolo inutilizzabile. Questa storia della masochistica devastazione del territorio devo averla già sentita da qualche parte, e pare evidentemente che la stupidità umana non conosca né calendario e né mappamondo.

Intanto che vi stavo annoiando illustrandovi la storia antica della città, abbiamo percorso quel mezzo miglio che separa la stazione ferroviaria da Grosvenor Park, il nostro ingresso nella parte più caratteristica della città. Il parco, di stile vittoriano, è curatissimo (e ti pareva…) e, nonostante le ridotte dimensioni, può vantare un giardino botanico, un teatro all’aperto e, per i più piccoli, una ferrovia in miniatura con un percorso lungo ben un quarto miglio (è meglio che ci facciate l’orecchio con miglia, pollici, pinte, ecc.).

Scorcio del parco

La ferrovia in miniatura

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Gira e rigira per il parco, arriviamo inevitabilmente sul lungofiume, detto Groves, dove anatre obese si ingozzano a spese dei numerosi turisti. Se, dopo un’ora e mezza di comodo treno e una placida passeggiata nel parco sentiste il bisogno di rilassarvi un po’ i casi sono due, o soffrite di stanchezza cronica oppure è certo che andremo molto d’accordo, quindi gelato, panchina, relax.

Groves

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Dal lungofiume risaliamo verso la città incontrando le rovine di St, John, una chiesa normanna del 1075, quindi le rovine dell’anfiteatro romano, per arrivare lungo la Grosvenor Street fino al castello. Certo che ‘sto tipo, il Grosvenor intendo, doveva contare molto da queste parti visto che gli hanno intitolato parchi, strade ponti, ecc.

St. John

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Molto più interessante è il museo situato nei paraggi, chiamato indovinate come? Ma Grosvenor Museum naturalmente!
Piccola città, piccolo museo, ma dentro c’è di tutto, veramente.

Primo indizio che qualcosa non quadra, cioè che non siamo veramente in Inghilterra: l’entrata è gratuita (ma all’uscita la soddisfazione è tale che non si può fare a meno di lasciare un contributo).

Sala delle iscrizioni romane

Le sale interne contengono la storia di questo posto, dall’impero dei Flavii a quello vittoriano, con tanto di componente della XX Legio, la Valeria Victrix, che inscena un divertente spettacolino spiegando vita, usi e costumi, armi e tattiche romane dell’epoca. Nelle altre sale sono rappresentate scene di vita quotidiana, di quella vera, fatta di fatica e pazienza, non quella dei Lord e delle cacce alla volpe.

Un’antica cucina

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Fuori ci aspettano le Rows, l’attrattiva maggiore di Chester, le antiche case a graticcio che sono il cuore del centro storico. La caratteristica che le contraddistingue è che i piccoli negozi (rigorosamente banditi i centri commerciali) non si trovano solamente a livello strada, ma anche lungo un ballatoio coperto al primo piano.

The Rows

Vista dal primo piano

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Chi ha avuto modo di visitare altre località turistiche avrà avuto modo di constatare che in ognuna di esse si pratica lo stesso sport: spennatura dell’incauto. Ebbene, un’altra riprova che qui evidentemente siamo fuori dal mondo è che i prezzi sono incredibilmente “umani”.

Eastgate Street (in fondo si intravede il grande orologio “The Eastgate Clock”)

The Eastgate Clock

Fate un giretto, entrate e curiosate, il personale è molto disponibile (ennesima stranezza), gli oggetti in vendita sono originalissimi e non hanno niente della paccottiglia per gonzi che solitamente viene rifilata ai turisti, e, particolare non trascurabile, venduti a prezzi estremamente abbordabili. Toccate, prendete, girate, leggete, non è robaccia made in China, sono proprio pezzi di artigianato inglese o gallese.

Come ho già avuto modo di scrivere in un articolo di qualche mese fa, sembra che per gran parte dei sudditi di Sua Maestà Britannica il cibo sia una variabile indipendente, un accessorio, una perdita di tempo resa obbligatoria dai nostri misteriosi processi biochimici. Anche su questo fronte Chester batte il resto del regno 10 a 0.

Ye Olde Boot Inn – Fonte:www.geograph.org.uk/ – Jan S

Ye Olde Kings Head – Fonte: http://www.geograph.org.uk – David Dixon

Ristorantini e birrerie ad ogni angolo sono affollate di persone che placidamente (prima anomalia) stanno assaporando (seconda anomalia) dei piatti che alla vista e all’olfatto appaiono invitanti (terza anomalia). Come la “really british” Agatha Christie fa dire a Hercule Poirot “Una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze rassomigliano a una prova”, così mi sembra che queste tre anomalie siano un clamoroso strappo nel tessuto inglese, un’indomita colonia dei bon viveur, una specie di riserva indiana dove si coltiva quella pericolosissima droga chiamata “gusto della vita”.

Anche all’interno dei locali non mancano dei segnali indicatori di un certo umorismo semplice, boccaccesco, assai poco inglese.

Esperanto (che sia libero…)

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Bene, abbiamo percorso le mura, visitato la cattedrale gotica del XII secolo, il castello, il museo, i ruderi romani, fatto un giretto con l’autobus storico a due piani, comprato cento piccole follie, divorato con gusto delle crêpes ai funghi in una originale brasserie sul canale, mi pare che non manchi nulla. Ah sì, Se passaste di qua intorno all’inizio di aprile potreste andare a vedere il “Chester Food & Drink Festival”, che per gli inglesi deve essere il massimo dell’esotismo!

La cattedrale romanico-normanna del XII secolo

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Che facciamo ora? Dipende da voi. Se, come me, siete dei tipi che se la prendono comoda, ormai è sera e non ci resta che concederci (qua) una cenetta leggera e quindi tornare a casa (perché, anche riuscendovi, “mangiare” a Brum probabilmente vi rovinerebbe la giornata).
Se invece siete partiti di buon mattino e avete ancora il pomeriggio libero, potete fare una puntatina a Conwy, Gwynedd, in Galles. Giusto all’una e venti parte un treno che in soli cinquanta minuti vi porta lì.

All aboard!

Il tragitto scorre a fianco del lungo estuario del Dee ormai interrato, tanto che, con la bassa marea, a malapena si nota l’acqua, e si potrebbe andare a piedi fino a Liverpool. Prima della nostra destinazione si attraversa una serie di stabilimenti balneari che si affacciano sul Mar D’Irlanda. Per chi è abituato alle nostre coste, fratte e irregolari, bagnate da un mare brioso che va dall’indaco al turchese, la lunga teoria di bungalow appoggiati su una rena in varie tonalità di grigio con vista su un mare altrettanto omocromo, fa un po’ di compassione. Men che meno vien voglia di bagnarsi in quelle acque gelide e fosche.

Conwy, si scende!

Ok, siamo fuori, il treno è appena ripartito, ma dove cavolo sta l’uscita in questa stazioncina?

Stazione ferroviaria

Purtroppo per attrezzarci al meglio con borse, borsette, zaini e zainetti, carte e cartine, e per verificare di non aver lasciato sul treno nessuno, ci siamo lasciati scappare gli autoctoni, i quali evidentemente ben conoscono il passaggio segreto. Di qua si va sui binari, proviamo di là, c’è un cancelletto in ferro, poi degli scalini in pietra, erti, roba da cantina rustica, su, su, ma… siamo già sulle mura!

Da non credere. E in effetti, guardando in basso, si vede la ferrovia che passa sotto al castello e rasenta le mura medievali. Beh, visto che ormai ci siamo, evitiamo di scendere al paese e percorriamo tutta la cinta muraria, che è già un bel vedere, perché tutta Conwy è dentro queste antiche mura.
Le mura e il castello sono del XIII secolo, costruiti da Edoardo I durante la sua conquista del Galles. Pochi anni dopo la vittoria sui gallesi nominò il suo primogenito Principe di Galles, e da allora tutti i primogeniti della corona inglese vengono investiti di quel titolo.

Le mura di Conwy all’uscita della stazione

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Qua sì il castello merita una visita approfondita, avendo mantenuto gran parte della sua struttura originale, con un massiccio barbacane e ben otto torri.

Da una torre

Vertigini?

Coll’avvento delle pesanti bocche da fuoco questo tipo di castelli divenne obsoleto e indifendibile. Per fortuna sull’isola non si svolsero le disastrose guerre che spazzarono il continente nei secoli successivi, e perciò al castello vennero risparmiate l’onta dell’abbattimento e della ristrutturazione.

Da una torre

Entrata

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A poche centinaia di metri dall’imponente costruzione ve n’è un altra non meno famosa e altrettanto visitata: la casa più piccola del Regno Unito.

Però paga poco di ICI

Per una sterlina si può dare una capatina all’interno, due stanze sovrapposte, zona giorno e zona notte, ampio pitale per i servizi.

Girando per questo borgo di pescatori (ora anche affittacamere e ristoratori), si nota come anche tutto il resto sia piccolo, ristretto, minuto, dovendo restare entro la protezione delle mura.

Per le vie di Conwy

Per le vie di Conwy

Sulle mura

Per le vie di Conwy

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Se dopo tanto camminare vi è venuta fame, no problem. Con poche sterline si può gustare un piatto di Fish & Chips, un fritto popolare, caldo e croccante, non quella roba unta e stantia che si trova in città.

Tipico Fish & Chips

Ma, mi raccomando, adattatevi agli spazi, sempre esigui, nei ristoranti, nei pub, nei negozi, meno ovviamente sulla riva. Lì infatti l’acqua si prende tutti gli spazi che vuole, basta leggere il cartello che avvisa i turisti sugli effetti della marea: ben sessanta metri di spiaggia vengono coperti dall’alta marea (anche otto metri in altezza), quindi meglio non addormentarsi sulla sdraio.

Attenzione!

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Penso che per oggi abbiamo visto abbastanza. Si torna in treno a Brum, per far riposare le stanche membra. Da lì potremo ripartire (se ne avete ancora voglia) per altre destinazioni, solo apparentemente, lontane, la fredda Scozia oppure la mitica Stonehenge. Ditemi voi.

7 risposte a "Un post fuori luogo – Five"

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