SARO’ BELLISSIMA… – Seconda parte

Prefazione
Dato che sono una persona meschina e invidiosa, e non riuscendo a creare niente di degno, mi diverto a insozzare ciò che di pregevole trovo sul mio percorso, e come una lumaca lascio la mia traccia di bava. Questa volta è toccato a Evaporata, alla quale ho deciso di rovinare completamente il suo racconto “SARO’ BELLISSIMA…“.
Sono perverso e imperdonabile.

JS nach Bosch(?), Die Hoelle, Det. - JS after Bosch (?) / Hell / detail -Nina si sentì libera, dal peso del corpo, dal peso della vita, dal peso delle convenzioni, dal peso delle decisioni, libera come una piuma nel vento, come una bimba che gioca, come un’animale selvaggio, come prima di nascere. Per un paio di secondi.
Uno strattone improvviso sotto alla mandibola le compresse le fasce dei muscoli tiroidei; qualcosa di rigido spinse con violenza sulla nuca, obbligandola a una specie di inchino formale; il peso delle gambe strattonò dolorosamente la colonna vertebrale; un istinto primordiale attirò le sue mani sul cappio; la trachea schiacciata inviò segnali disperati; il sangue trovò le giugulari sbarrate, e la pressione salì alle stelle.
Un brivido di freddo raggiunse un angolino della sua mente che non era ancora impegnato a risolvere il problema della sopravvivenza e fece emergere un ricordo, le parole di una canzone che aveva tanto amato: “Ninetta bella, dritto all’inferno, avrei preferito andarci in inverno”. Potendo, avrebbe sorriso all’idea di quell’ironica coincidenza: Nina, Ninetta, l’inferno, l’inverno…
Mentre il suo corpo affogava nell’aria sempre più viziata dei suoi polmoni e il cervello andava in tilt per lo shock circolatorio, Nina udì un rumore tremendo in alto, un lamento stridulo e, se fosse stata più cosciente, sinistro, come le cerniere rugginose e sofferenti di un portone rimasto chiuso per secoli. Nonostante le rombassero le orecchie riuscì a percepire un clangore metallico: era lo scatto di una gigantesca serratura?
Poi, in un attimo tutto mutò, la pressione sul collo, il dolore ai polmoni, il peso del corpo, tutto divenne meno opprimente, e la vista le si confuse. Per un paio di secondi.
Un colpo, tremendo, sulle gambe, e un altro sul fianco, e poi su un braccio; un bagliore improvviso, un flash, l’accecò: era la testa che aveva sbattuto contro qualcosa; un attimo dopo arrivò il dolore; due attimi dopo un fragore spaventoso; tre attimi dopo perse i sensi.
Nina si risvegliò in un letto d’ospedale. Quando, dopo una settimana, fu in grado di ricevere visite, fu anche in grado di ricevere notizie: pessime.
La sua ringhiera non era stata pensata per quel ferale servizio, e nemmeno le staffe di attacco al laterizio; tutta l’energia cinetica accumulata dal suo corpo durante quel salto si era scaricata su un unico tubolare di acciaio assai scadente, deformandolo brutalmente; gli attacchi a parete, troppo corti, uscirono dalla malta; quando la ringhiera si piegò verso l’esterno cedettero anche le zanche a pavimento, e la struttura metallica si staccò dal calcestruzzo, smettendo di sostenere Nina, la quale, ovviamente, precipitò.
Fortunatamente, o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista, l’altezza dalla quale cadde non era eccessiva, e l’impatto non avvenne direttamente coll’asfalto sottostante, ma fu smorzato dalla carrozzeria di un’automobile che si trovava sotto il balcone.
Ciò nonostante Nina subì numerose fratture, e le fu riscontrato un imponente ematoma cerebrale, un danno che si estese alle funzioni motorie di tutto un lato del suo corpo. Nonostante una lunga e penosa riabilitazione, non sarebbe stata più capace di muoversi autonomamente. Anche parlare le sarebbe stato difficile, e la vista di un occhio era persa. Dolori osteoarticolari, emicranie e amnesie occasionali non l’avrebbero più abbandonata.
Ma le notizie peggiori dovevano ancora arrivare.
La ringhiera metallica, da lei divelta, al termine della caduta aveva travolto e ucciso all’istante il passeggero sceso pochi istanti prima dall’automobile sulla quale sarebbe atterrata Nina. Si dà il caso che si trattasse di un brillante avvocato, con moglie e figli, e il padre di costui, avvocato anch’egli, piantò su una causa con un risarcimento milionario.
Non bastava ancora.
Un ragazzino dei dintorni che al mattino aveva trovato sotto l’albero uno di quei modernissimi smartphone, si stava appunto divertendo col suo nuovo giocattolo, filmando e fotografando qualsiasi inezia che passasse davanti al suo naso. La sfortuna volle che egli si trovasse lì, proprio in quei momenti, e che la filmasse, praticamente nuda e perfettamente a fuoco, mentre penzola dal balcone e si agita come un’epilettica, fin quando precipita dabbasso. Dopo trenta secondi quel video finì su YouTube, dopo sei ore divenne virale, collezionando alla fine circa novanta milioni di clic. Per tutti, ovunque andasse, lei sarebbe stata “l’impiccata nuda”.
Non era finita.
Dopo tre mesi di degenza le fu recapitata una raccomandata nella quale, facendo riferimento alle ultime normative sul lavoro e richiamando certe motivazioni economiche dovute a una non precisata ristrutturazione, le veniva comunicato il suo licenziamento.
Senza lavoro, con la necessità di assistenza continuativa, e per di più dovendo affrontare le spese legali di una causa che avrebbe certamente perso, si trovò anche senza casa, in quanto la sua abitazione era sotto sequestro, sia giudiziario che provisionale.
Gli amici, per quanto disponibili, non poterono farsi carico di un’invalida senza mezzi di sostentamento, bisognosa di cure costose e assistenza continua, anche se per loro era un dolore nel cuore solamente a pensarla così.
Distrutta nel corpo e nell’animo, immobilizzata su una sedia a rotelle, dipendente dagli altri per sua ogni minima esigenza fisiologica, Nina si trovò costretta a mendicare almeno la pietà di una morte dignitosa, possibilmente rapida e indolore
Purtroppo per lei, non le si potè trovare di meglio di una sistemazione presso un istituto di carità gestito dalle suore, le quali avrebbero provveduto ad assisterla materialmente e spiritualmente meglio che potevano, con cure semplici e molte preghiere, e soprattutto con una protezione assidua affinché Nina, o chi per lei, non tentasse di ripetere quell’insano gesto.
Si può ben dire che il destino beffardo aveva deciso di venire incontro ai desideri di Nina, la cui vita, dal momento che si era gettata nel vuoto, sarebbe stata un inferno. Non era quello il posto che andava cercando?

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18 risposte a "SARO’ BELLISSIMA… – Seconda parte"

  1. Ma siccome Sua Maestà Satana in persona, dal proprio regno, aveva apprezzato immensamente la devota preparazione di Nina per presentarsi al suo cospetto, decise di strpparla dalle mannace indegne dell’umanità.
    Indi si palesò in piena notte alle suore che incenerì con uno sputo infuocato, prese in braccio la bellissima Nina di cui si era perdutamente innamorato nell’istante in cuia lavide, la condusse direttamente nel suo buen retiro dove alloggiavano gli Angeli Ribelli, le fece assuemre la sua vera identità di Angelo Ribelle Supremo.
    La residenza sgreta di Sua Maestà e degli Angeli Ribelli, non era altro che il Giardino dell’Eden, che quell’idiota del creatore aveva costruito (spendendo una paccata di miliardi) e lasciato marcire proprio come solo gli umani sanno fare.
    Satana con la sua banca di Angeli Ribelli, l’aveva recuperato e fatto tornare ancora più splendente.
    Così Nina trovò finalmente la sua giusta identità e collocazione.
    E vissero per sempre felici e contenti…
    PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!!!!

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    • Una vecchia storiella.
      Un tizio muore e, non essendo stato uno stinco di santo, va all’inferno.
      Davanti alle porte dell’inferno viene accolto da un diavolo il quale ha il compito di spiegargli come vanno le cose lì.
      – Benvenuto, questa è la chiave della sua camera. Non la perda, mi raccomando. –
      – Ma, ma… –
      – Prima colazione dalle 6 alle 9:30, pranzo dalle 12 alle 14, e cena dalle 19 alle 22. Sono disponibili anche menù per vegetariani. Se desiderasse svolgere attività sportive non c’è che l’imbarazzo della scelta. data la vasta la presenza di personaggi dello spettacolo, non mancano esibizioni canore e teatrali. –
      – Ma, ma… –
      – Adesso la accompagno al banco dell’accettazione, e poi è libero di fare quello che vuole. Mi permetta di consigliarle un bel giretto turistico dell’universo. E’ fantastico. –
      – Ma, ma…, e va bene. –
      Mentre stanno andando verso l’accettazione, il tizio vede in lontananza un’enorme zona circondata da un alto muro, e all’interno nota delle persone che si danno fuoco, si flagellano, si tormentano in tutti i modi possibili. Alte grida si levano continuamente da quel recinto.
      – Mi scusi – fa il tizio – ma lì mi pare che stiano soffrendo indicibilmente. –
      – Ah, non si preoccupi, – risponde il diavolo – quelli sono i cattolici, e loro hanno preteso di averlo così l’inferno. –

      😀

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  2. beh, visto il lasso di tempo intercorso tra la prima e la seconda parte ti faccio i miei meravigliati co mplimenti, e colgo l’occasione anche per farvi gli aguri 🙂
    non male la prima parte del racconto, poi accelera e, a mio parere, si guasta un po’. Tra l’altro l’idea del video e delle relative cliccate mi avrebbe fatto sperare un finale più roseo. Più roseo del nero più nero per me ci sta il grigio, il colore della realtà

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    • Era nato come un commento al post di Evaporata, poi le parole mi hanno preso la mano…
      Alla fine ho ceduto perché l’ora era tarda, mi calava la palpebra, e la malvasia mi innaffiava i neuroni. E’ già tanto se sono riuscito a chiudere il racconto.
      Il rosa non mi si addice (non per misoginia visto che amo il viola, il turchese, il salmone…). Ma neppure il grigio. O è bianco sporco o è nero chiaro. 🙂

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  3. Complimenti per la fantasia a due mani osp “menti”una storia o favola al contrario ,di solito si cerca il paradiso ,ma da come va il mondo mi sa che all’inferno sarà più focoso che mai …hai visto mai????? 😈

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