Smart TV, cimici in salotto?

Fonte: Punto informatico del 9/2/14 – articolo di Gaia Bottà

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I televisori Samsung ascoltano le conversazioni che si intessono presso il focolare domestico e le trasmettono a terze parti perché vengano analizzate e trasformate in comandi. La privacy non è a rischio, assicura l’azienda

L’informativa relativa alla privacy lo illustra a chiare lettere: le Smart TV Samsung dotate di sistemi di riconoscimento vocale ascoltano tutto ciò che percepiscono, e lo trasmettono a terze parti affinché il parlato venga tramutato in comandi impartiti al dispositivo. Il televisore non fa eccezione per le conversazioni private, le informazioni sensibili e i dati personali.

L’indignazione per un fenomeno già ampiamente diffuso è tornata a montare su Reddit, con la segnalazione di uno stralcio della policy relativa alla privacy dedicata alle Smart TV di Samsung, che recita: “Attenzione: se le parole che pronunciate includono informazioni personali o sensibili, siate consapevoli del fatto che queste informazioni saranno fra i dati raccolti e trasmessi a terze parti attraverso il nostro sistema di riconoscimento vocale”.

L’avvertenza di Samsung, in cui in molti riconoscono un sentore spiccatamente orwelliano, non è che un trasparente esempio dei risvolti delle sempre più diffuse tecnologie di cui sono dotate le Smart TV: dal monitoraggio delle abitudini dei telespettatori alle interfacce di controllo, i sistemi votati all’intrattenimento domestico raccolgono informazioni e le trasmettono affinché possano essere elaborate e trasformate in funzioni al servizio del consumatore. A differenza di un ordinario sistema informatico, fucina di dati e veicolo di numerosissime attività tracciabili, il televisore troneggia nel focolare domestico, dove anche i fruitori più consapevoli rischiano di chiudere un occhio sulla tutela della propria riservatezza.

Più che gridare allo scandalo per un dispositivo dedicato allo spionaggio e al controllo delle platee, gli osservatori sottolineano ora la mancanza di trasparenza da parte di Samsung: “se io fossi l’utente – chiosa Corynne McSherry di Electronic Frontier Foundation – vorrei probabilmente sapere chi si occupa di gestire il servizio e vorrei decisamente sapere se le mie parole sono state trasmesse in forma sicura”. Se è inevitabile che i sistemi di controllo vocale “ascoltino” le parole dei propri utenti, di determinante importanza sono le modalità con cui questi sistemi trasmettono e gestiscono queste informazioni: negli anni scorsi era stata LG ad essere colta in fallo con anomali trasferimenti di dati non cifrati relativi alle abitudini dei consumatori.

Samsung è intervenuta con prontezza per rassicurare gli utenti: “Per tutte le nostre Smart TV adottiamo standard e pratiche di sicurezza, fra cui la cifratura dei dati, per garantire la tutela delle informazioni personali dei consumatori e per prevenire la raccolta e gli usi non autorizzati di questi dati”.
Per gli utenti che diffidassero, Samsung ricorda: “la funzione di riconoscimento vocale può essere attivata o disattivata” e “il proprietario può scegliere di disconnettere il televisore dalla Rete WiFi”.

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E già che ci siete, andate a dare un’occhiata qui e riflettete su quanto scriveva quella Cassandra di Marco Calamari più di due anni fa.

Toh, guarda caso, anche il vostro computer ha un microfono. Siete avvertiti…

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2 risposte a "Smart TV, cimici in salotto?"

  1. Diamine! Questa notizia mi era sfuggita, inquietante. Certo che sarebbe molto interessante sapere come vengono elaborate tutte queste informazioni che vengono raccolte ormai in quantità immense.

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