Enigma

Prima di…, prima della radio…, veramente sono abbastanza confuso, e chissà perché proprio adesso mi va di scrivere questa cosa. Perché lo faccio? Parlarne probabilmente non serve a niente, ma neppure riesco a serbare oltre questo mio segreto. Qualcuno capirà.
Il fatto è che da un bel po’ mi capita di sentire la radio, non sempre e non in un posto solo, e nemmeno tanto a lungo. Però la sento.
È probabile che questa cosa sia cominciata ben prima che me ne renda conto, magari non ci facevo caso, oppure non andavo a indagare troppo a fondo. Sapete anche voi com’è, passa uno con l’autoradio a tutto volume, oppure viene aperta la finestra di una stanza dove qualcuno ascolta la radio, o anche una radio viene accesa ma il suo volume è troppo elevato, poi l’automobile passa, la finestra viene richiusa, il volume viene riportato a valori accettabili, e così i suoni e le voci che si sono udite per qualche istante, o qualche minuto, si smorzano e spariscono. Chissà quante volte mi è capitato di non dare importanza, ma che dico, nemmeno porgere l’orecchio a questi episodi sonori, eppure avrei dovuto, anche se in fin dei conti forse non sarebbe cambiato nulla.
A dire il vero non sono neppure tanto sicuro del primo episodio che, non dico che mi allarmò, ma mi incuriosì; certe cose minime si perdono negli innumerevoli cassetti della memoria, e ripescarli nell’esatto ordine è un’impresa. Ricordo bene però una delle prime volte che presi mentalmente nota di una “anomalia”. Stavo guidando, era sera tardi e sulla superstrada non c’era quasi nessuno, giusto qualche autotreno che mi capitava ogni tanto di sorpassare; le carreggiate in quel momento erano sgombre e stavo pensando ai fatti miei, senza smettere di tener d’occhio le luci di posizione del veicolo che mi precedeva, e che comunque era ancora lontanissimo, quando udii chiaramente della musica, musica leggera o pop. Non ricordavo di aver acceso la radio, e né tanto meno di averla sintonizzata su una stazione che trasmetteva un genere per me abbastanza indigesto; allungai la mano per selezionare un’altra frequenza tra quelle preimpostate, ma per quanto pigiassi i pulsanti quella canzonetta insulsa continuava a riempire l’abitacolo, poi la musica tacque di colpo. Il sollievo fu tale che nemmeno insistetti nella ricerca e mi accontentai di udire solamente il mormorio del motore e il sussurro dell’aria, i soliti rumori dell’automobile. A casa però feci una scoperta sorprendente (oggi non me la sentirei più di definirla in maniera così amena), quella che l’autoradio non poteva essere accesa in quanto il piccolo tastierino laterale antifurto era ancora nel cassetto, e allora da dove diavolo era uscito quel motivetto? Rinunciai comunque a indagare, e forse supposi di aver staccato io sovrappensiero il tastierino, adesso non ricordo bene, diedi la colpa alla stanchezza, perciò…
Questo fatto strano però non lasciò mai del tutto la mia mente, continuò a scavare come un tarlo, finché riemerse quando un altro episodio di suoni dall’origine inspiegabile si ripresentò, e questa volta senza possibilità di sviste o di fraintendimenti, giacché mi trovavo da solo, o meglio in compagnia della mia mountain bike, su una carrareccia che attraversava una landa spoglia e deserta; frenai di botto e per un pelo non persi l’equilibrio, ma i suoni, quella volta erano parole, non si spensero e nemmeno variarono di intensità o tono; alcune persone, uomini e donne, stavano parlando in una lingua che non conoscevo e in sottofondo si sentiva appena appena una musica monotona; non so dirvi con esattezza quanto durò, forse solamente una trentina di secondi, calcolandoli a spanne con le pulsazioni che avvertivo sotto il casco, comunque trenta secondi interminabili, poi quelle voci sparirono di colpo com’erano comparse.
Non ho mai raccontato a nessuno questa storia, nessuno ha nemmeno un vago sentore di cosa io stia passando, e del resto non vedo come potrei essere aiutato, anche perché da allora questi episodi non hanno smesso di ripresentarsi, ma, tranne la sorpresa e il fastidio assolutamente momentanei, non mi pare che portino danno. Quel che è certo è che i suoni li sento solamente io; più volte ho formulato in contesti diversi e a persone diverse la fatidica frase: – scusa, ma non la senti anche tu questa…, questa…, no? Ah no, allora mi sarò sbagliato.
Quel che posso dirvi è che di queste esperienze non ce n’è una che sia uguale a all’altra; a volte sono frasi smozzicate, disturbate, altre volte il suono è perfetto, limpido; la musica è di tutti i generi, e anche qui la qualità del suono è molto variabile, come pure la durata, da qualche secondo a un minuto e passa. Nonostante la loro stranezza, dopo qualche tempo mi sono abituato a questi inserti sonori a tradimento, sempre in grado di fare la loro comparsa in qualsiasi momento e luogo, li considero come una sorta di acufeni a uno stadio evolutivo superiore ma non per questo più fastidiosi, se non quando sto conversando con qualcuno, allora taccio oppure mi impappino; chi mi conosce bene forse ora comprenderà perché tavolta mi fermo per qualche istante in silenzio, in un apparente stand-by.
Avevo già letto di persone che odono della musica senza che essa sia presente, come pure di invasati che affermavano di sentire delle voci, poveri casi clinici o fenomeni da baraccone per qualche rivista da quattro soldi. È fondamentale essere sinceri con sé stessi, e pertanto io mi convinsi ben presto di soffrire di una patologia di qualche genere, e a malincuore decisi di sopportarla come qualsiasi altra malattia, però da solo almeno finché fossi riuscito a condurre una vita apparentemente normale, cioè fintanto che sarò in grado di operare una distinzione chiara tra le voci nella mia testa e quelle reali; per prudenza e spirito di autoconservazione mi sono tenuto alla larga dai medici, a me sarebbe impossibile spiegare e per loro altrettanto impossibile verificare, rischierei di fare la triste fine della cavia da laboratorio.
Questa storia potrebbe finire qui, con la vostra compassione e il mio rammarico, ma purtroppo così non è.
Il mio spirito indagatore non si accontentava di una spiegazione approssimativa, di similitudini poco attinenti, di paragoni tirati per i capelli. I conti non mi tornavano: com’è possibile che mi si formino nella testa frasi in lingue che mai ho imparato e delle quali nemmeno conosco la provenienza? Quanta musica devo aver memorizzato per formare tutte le melodie e i ritmi che si creano da sé? Troppa varianza, troppa logica per questi eventi irrazionali.
Decisi di fare un esperimento, un’azione dettata dall’istinto e dalla disperazione: comprai una vecchia radio in grado di ricevere tutte le stazioni del mondo. Ogni tanto giravo la manopola della sintonia e vagavo per il globo in cerca di un suono o l’eco di un suono in grado di ricordarmi qualcosa. Gli inserti sonori erano sempre troppo brevi e troppo improvvisi per riuscire a memorizzarli, speravo solamente di capire le origini di un mozzicone di frase o di uno spezzone di musica seguendo la debole impronta del loro “sound”. Dopo qualche mese cominciai a riscontrare qualche analogia che mi fornì l’incoraggiamento necessario per proseguire in quella indagine assurda, finché, com’è giusto che capiti agli audaci e ai pazzi, ebbi un colpo di fortuna: trovai l’ago nel pagliaio.
Me ne stavo seduto accanto alla radio accesa e scorrevo le varie stazioni quando mi capitò di soffrire dell’ennesimo inserto sonoro, solamente che io ero certissimo di aver sentito un idioma e una melodia molto simili solamente qualche istante prima; mentre nella mia testa voci e musica continuavano a farsi sentire, io giravo con attenzione la manopola per ritrovare nella memoria e nella frequenza qualcosa di affine. A un tratto mi accorsi che stavo sentendo una sola voce, una era la voce ma due erano le sorgenti: la mia testa e la radio.
Dopo un altro mezzo minuto i “miei” suoni scomparvero, ma in quell’intervallo di tempo il mio cervello e l’apparecchio erano sintonizzati sull’identica stazione. Rimasi ad ascoltarla per ore, e mai ascolto mi fu tanto gradito, pur non comprendendo un accidente di quanto stavano trasmettendo.
Questo giochetto mi riuscii ancora qualche volta e ormai mi sono convinto che non sono pazzo, ma per qualche oscuro motivo io riesco a “sentire” la radio. Forse è un effetto dell’inquinamento elettromagnetico, forse è una mutazione ignota, o magari è nota ma i governi la vogliono tenere nascosta alla popolazione. Chi lo sa.
Io ho deciso di rischiare, la mia reputazione con chi mi crede pazzo, la mia vita se è in atto un complotto per sopire questa faccenda, la mia solitudine se a qualche altra persona capita talvolta di sentire “inspiegabilmente” qualcosa.
Però, se ancora non bastasse, c’è di più.
Ormai lo so, quel che riesco a percepire sono onde magnetiche variamente modulate, su uno spettro abbastanza vasto e, in qualche maniera che ignoro, talvolta il cervello è in grado di decodificarle e tradurle in suoni. Purtroppo non sono in grado di controllare il processo, non ce la faccio a sintonizzarmi volontariamente, però riesco a prolungare di poco la durata di questi episodi sonori, giusto il tempo per distinguere grossomodo la provenienza del segnale oppure di godere di un’occasionale melodia esotica. Però da un po’ è come se, in conseguenza di aver preso coscienza di ciò che è il fenomeno, io fossi diventato più ricettivo, non sulla quantità bensì sulla distanza. Così capita sempre più spesso che io mi trovi a udire il segnale di stazioni lontanissime, e più in là ancora le voci dei satelliti, e infine dei suoni impossibili che al primo ascolto non potei che definire “rumore di fondo”, ma che coll’andar del tempo ho imparato a distinguere, trovando delle ricorrenze, delle ripetizioni, una costruzione formale.
Beh, giunti a questo punto ormai ve lo posso anche dire: noi non siamo soli nell’universo.

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5 risposte a "Enigma"

  1. Certo che non siamo soli, oltre ad abitanti di altri mondi c’è una tale quantità di sonde, satellitti, trasmettirori e ripetirori di ogni natura che, se le tue percezioni si affinano, ti possono accusare di intercettazioni illegali perchè ascolterai le telefonate di politici truffaldini e magari anche quelle di Berlusconi.

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