Lo spiegavo all’ortopedico ieri che per me camminare è indispensabile. Camminare a lungo, per ore e ore. Così ho scandito sempre la mia vita, i miei problemi, le mie riflessioni, le mie convinzioni, i miei sogni ad occhi aperti: gli unici che conservo gelosamente e di cui nego l’esistenza.
Bisogna sempre conservare degli spazi privati all’esistenza: quelli che non confesseresti mai nemmeno a tua madre, nemmeno al tuo grande amore.
Non so cosa stessi pensando ieri mentre camminavo, prima con Daniela e poi da sola. Doveva essere qualcosa di pesante. Nel senso proprio letterale del termine. Perché poi non ho dormito e mi sono coricata con questo masso sulle spalle.
Non so a cosa pensassi. Ma so cosa vedevo: ovunque coperte colorate. Cenciose. Stampate in modo improbabile.
Forse doni o scarti trovati dentro i cassonetti perennemente ricolmi di questa nostra città che è sempre più puzzolente, come prima del 20…
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