Primo scoop di UikiLiX

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Siamo venuti a conoscenza che il 6 febbraio, a Meta di Sorrento, il Consiglio Comunale aveva in programma la discussione di una mozione di “solidarietà e sostegno morale al comandante e all’uomo Francesco Schettino e ai suoi familiari, comprendendo la portata del dramma umano che essi stanno vivendo”.
Per motivi che non conosciamo, ma che possiamo agevolmente immaginare, in aula è mancato il numero legale, e perciò non si è svolto alcun dibattito.
E’ un vero peccato perché sarebbero state di estremo interesse le argomentazioni portate a conforto dell’operato del comandante della Costa Concordia.
Ma noi di UikiLiX non siamo tipi da arrenderci per così poco, e allora con delle tecniche sofisticatissime, ovvero ravanando nella monnezza di fronte al Municipio, abbiamo scovato il brogliaccio del discorso che un consigliere rimasto ignoto aveva intenzione di pronunciare durante la riunione straordinaria del Consiglio Comunale, nel dibattito che, passatemi il facile gioco di parole, si è arenato.
Noi lo riportiamo pari pari. Lasciamo a voi ogni eventuale commento.

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Signor Sindaco, Signor Vice Sindaco, Signori Consiglieri,

non posso nascondere la mia indignazione per quanto é avvenuto, e purtroppo sta ancora avvenendo, a detrimento di un nostro stimatissimo compaesano, il Comandante Francesco Schettino, il quale è fatto oggetto di pesantissimi quanto ingiustificati attacchi da parte dei mezzi di informazione, mercenari della menzogna che si stanno adoperando unicamente per mistificare e confondere.
Di ben altre notizie avrebbe bisogno il popolo, e chi non sa, con conosce, non ha esperienza, potrebbe facilmente cadere vittima di tale inganno mediatico.

Ma per fortuna del nostro beneamato Comandante Francesco Schettino, ci siamo qua noi, pronti come sempre a ristabilire la verità, per rispondere a chi sta gettando discredito, e siamo fermamente decisi a restituire l’onore all’offeso.

Perché, lo sappiamo tutti, il nostro Comandante è stato offeso nella sua dignità di uomo ed esperto marinaio.
Egli invece, anche in quell’occasione sfortunata, diede la manifestazione più limpida della sua umanità e della sua generosità.

Francesco è un bravo guaglione, infame chi volesse negarlo, sempre rispettoso dei nostri costumi e delle nostre tradizioni, e vi prego di riflettere sul fatto che ora vado ad illustrarvi, in quanto esso esso dà la misura della bontà d’animo di Francesco Schettino.

In tutto quel bordello di gente che lo tirava per la giacchetta, con le preoccupazioni che sicuramente teneva per capo, e con quello scocciatore al telefono che gli rompeva l’anima, e non uso altri termini per rispetto di questa assemblea, il primo pensiero di Francesco andò alla sua mamma, perché, come noi ben sappiamo, “i figli so’ pezzi ‘e core”, e per la mamma sua, a saperlo così inguaiato, sarebbe stata una pena infinita. Così le telefonò, tranquillizzandola, che tutto andava bene e che non c’era niente di cui preoccuparsi.
Ora io mi rivolgo a quei serpenti che sputano veleno sul nostro Comandante: quanti di voi sarebbero stati capaci di tale affetto filiale?

E quindi che ha fatto Francesco Schettino? La cosa più semplice, più pratica, più intelligente: chiamò un taxi e si fece portare in albergo, per darsi una rinfrescata, per cambiarsi d’abito, col proposito di presentarsi in ordine, come si conviene a un alto ufficiale della marineria.

Se tutti quegli altri che stavano lì, a lamentarsi sugli scogli, avessero invece seguito il suo esempio, oppure se si fossero messi d’accordo per una bella festa in riva al mare, perché cantànno se smèsa ‘o dulore, non avremmo assistito a quelle scene indecorose, usate ad arte per screditare il Comandante.
Io mi dico, ma come, hai la possibilità di sbarcare in un posto esclusivo, aggratis, e non te ne vai a vedere l’isola, a goderne le bellezze? Ma ci sei o ci fai? Il giorno seguente avrebbero magari scattato qualche bella foto ricordo di gruppo, con Francesco Schettino s’intende, il quale aveva reso possibile tutto ciò, e così ne avrebbero avute da raccontare per tre generazioni almeno.

Ma non voglio insistere su questo aspetto, in quanto non sempre sono in grado di comprendere le bizzarre usanze dei turisti che si trovano a visitare il nostro meraviglioso paese.

Voglio invece rimarcare l’assurdità manifesta di alcune sballate accuse rivolte a Francesco Schettino, quelle riguardanti la sua presunta relazione con una donna presente sulla nave.

Intanto presunta un corno!

Il comandante, per dovere, trascorre mesi e mesi sulla sua nave, e volete che in tutto questo tempo un uomo che si dice uomo non tiene il bisogno di una femmina? O forse qualcuno preferirebbe che si sospettasse il nostro amatissimo compaesano di essere un po’ ricchione?
Se di presunzione proprio vogliamo parlare, trovo perlomeno offensivo che si presuma che egli non abbia fatto onore alla sua mascolinità, limitandosi a rivolgere le sue attenzioni a UNA sola donna, manco che a bordo fosse sposato. Possiamo altresì ben sperare che dati il suo grado, il suo aspetto e il suo portamento, Francesco Schettino abbia fatto strage di cuori femminili, dedicandosi all’attività che più si conviene a un uomo, e solo poi, conformemente a un grande statista italiano, governando la nave “a tempo perso”.

E qui giungo a ribattere quanto vanno blaterando le malelingue che mettono in dubbio le qualità marinare del Comandante Schettino.

E’ vero la nave affondò, sì, ma non proprio affondò, si rovinò un po’ insomma. C’è chi per questa fesseria vorrebbe metterlo in croce, addossargli la colpa, infamarlo. E che sarà mai, era solo una nave. Ce ne sono a milioni, una più una meno, chi volete che se ne accorga? E poi se proprio volessimo andare a cercare il pelo nell’uovo, vorrei sapere chi ha lasciato lì quello scoglio, in una posizione così pericolosa. Mettiamo che io, davanti a casa mia, faccia una buca e non la segnali o non la ripari, e tu passando ti ci cadi, se è di giorno sei fesso tu perché non guardi dove metti i piedi, ma se è notte è pure colpa mia non vi pare? E appunto, quando la nave si trovò a passare di là stava annottando, quindi…

Che poi l’Isola del Giglio non è in culo al mondo, scusatemi l’espressione colorita, in quanto località turistica frequentatissima da natanti di ogni sorta. Io non voglio in questa sede lanciare accuse a chicchessia, ma ritengo che la pulizia dei fondali dovrebbe essere prima cura delle amministrazioni locali, le quali vogliono godere tutti i benefici del turismo, ma poi sono pronte a lamentarsi di qualche inevitabile inconveniente per il quale sono pure concausa.

Veniamo ora a ciò che più dovrebbe far ribollire il sangue a tutti i valorosi abitanti di Meta di Sorrento: l’accusa di codardia per aver abbandonato la nave.

Cari spacciatori di falsità costruite ad arte, mezz’uomini in cerca di facile notorietà, marmaglia che si riempie la bocca di bugie e maldicenze, questa volta la verità stessa si occupa di rivelare quelli che siete: dei pallonari.
A prescindere dal fatto che non sta scritto da nessuna parte che un comandante debba affondare con la sua nave, lo vogliamo capire sì o no che la Concordia non affondò? Se lor signori volessero andare a fare un giretto da quelle parti la potrebbero vedere, giusto davanti all’isola, è bianca, è grossa, la prova lampante che sono in malafede.

Nel malaugurato caso che il Comandante Schettino avesse malamente deciso di seguire i consigli di questi sciagurati starebbe ancora lì, sulla nave, in attesa che affondi. E quanto lo vogliamo far patire ancora questo pover’uomo? Ci sarebbe da regalargli un trapano, per bucare lo scafo e far affondare la nave, solamente per dar soddisfazione agli avvoltoi che gli vogliono male.

E a tutti quelli che lo criticano per essere sceso dalla nave anzitempo, rispondo che, prima di aprire bocca, dovrebbero informarsi, conoscere i fatti e le circostanze, e allora vederebbero il comportamento di Francesco Schettino sotto la sua vera luce, ovvero una scelta coraggiosa e geniale al tempo stesso, che ancora una volta rivela innegabilmente la sua esperienza e la confidenza con il mare.

Con la calma che solo i condottieri possiedono in tale misura, e dopo un’ora spesa nella riflessione sull’accaduto, vistosi sconfitto ma non vinto dagli elementi della natura e della carpenteria navale, il Comandante ordinò di abbandonare la nave. Ovviamente egli non poté avvisare tutti i passeggeri uno per uno, e pertanto l’ordine con le relative disposizioni organizzative fu comunicato ai passeggeri dall’equipaggio, il quale però, a causa della pluralità di provenienze geografiche, parlava, oltre a qualche masticata parola di italiano, il filippino, o il malese, oppure uno stretto dialetto andino.

Quando il Comandante Schettino si avvide che solamente alcuni asiatici stavano prendendo la via della scialuppe, e che il ponte pullulava ancora di francesi, inglesi, tedeschi, giapponesi, portoghesi, ucraini, finlandesi, magiari, uzbeki, circassi e quant’altro, pensò bene che un esempio valesse più di mille parole. Così, dopo aver catturato l’attenzione dei passeggeri, e per rendere platealmente comprensibile il suo gesto, si esibì in un tuffo a volo d’angelo dal ponte di comando, e con quattro possenti bracciate giunse a riva, ovviamente tra l’ammirazione delle signore presenti.

A questo punto anche i più ottusi compresero il senso di ciò che stavano udendo in un idioma sconosciuto, e pertanto tutti loro devono la vita al genio di Francesco Schettino. Mai, e ripeto mai, sono state diffuse dai giornali o dalle televisioni le molte espressioni di commossa riconoscenza per questo gesto coraggioso e risolutivo, mentre ne è stata ampiamente data un’interpretazione di comodo, falsa e vigliacca.

Che dire poi di quel pignolo, quello, mi si passi il termine, scassapalle, che da terra pretendeva di dare ordini per telefono al nostro Comandante? Quanta boria, quanta prepotenza, quanta arroganza! Se pensava di far meglio venisse lui, di persona, e la smettesse di chiamare il Francesco Schettino, come se in quei frangenti il Comandante non fosse già abbastanza occupato, se non altro per trovare una sistemazione notturna adeguata.

Gli ordini che pretendeva di dare erano assolutamente privi di senso, se non addirittura pericolosi per l’incolumità dei passeggeri. La frase incriminata, che mi astengo dal citare per carità di patria, pare più adeguata a un tifoso allo stadio, ma nessuno è stato sfiorato dal dubbio che, se Francesco Schettino avesse aderito a tale invito posto con tanta malagrazia, avrebbe sicuramente ingenerato confusione e sconcerto tra l’equipaggio e i passeggeri. Al loro posto, vedendo il Comandante risalire prontamente a bordo, avreste potuto pensare che l’evacuazione era stata annullata, che si sarebbe ripartiti di lì a poco, che vi eravate ingannati, e, assieme a molti altri, sareste risaliti a bordo, generando un bordello inenarrabile, stavolta sì degno di scherno e condanna.

Permettetemi adesso di rivolgermi a coloro che sono stati coinvolti in tale naufragio, sia che fossero sulla nave e sia a terra.

Ai passeggeri di tutte le navi da crociera pregherei di accettare questa mia osservazione, fatta senza malanimo, ma per semplice osservazione logica. Prima di imbarcarsi in una crociera, o in una qualsiasi traversata sul mare, sarebbe utile, direi quasi indispensabile, verificare se si possiedono i requisiti minimi per affrontare tale esperienza. Quello basilare è di saper nuotare.
Io, per esempio, non so volare, e perciò non salgo su un aereo. Se poi ci salgo e questo casca, posso prendermela solamente con me stesso.
Se non sapete nuotare mi pare evidente che, salendo su una nave, state accettando un rischio, un’eventualità contro la quale non avete difese, se non la speranza e, per i credenti, la preghiera.
Noi di Meta, che sul mare stiamo e col mare conviviamo da sempre, ne abbiamo esperienza diretta. Vedete bene che il Comandante Schettino, il quale di mare sa, di problemi a salvarsi non ne ha patiti.

Invece all’amministrazione dell’Isola del Giglio e alla sua popolazione vorrei ispirare una visione degli aspetti positivi di questo accidente, ovvero l’occasione che la buona sorte ha offerto loro in dote.

La smettessero una buona volta di mugugnare per una nave incagliata e per le ipotetiche conseguenze. Da troppo tempo noi del Sud stiamo subendo le sarcastiche considerazioni di chi sta al Nord, facili luoghi comuni, cattiverie gratuite, posizioni preconcette, il tutto basato sul falso assunto dei meridionali che sanno solamente lamentarsi e che non hanno iniziativa.
Vedete bene invece che quest’ultima pare totalmente assente al Giglio, e ai suoi abitanti mi pregio di offrire alcuni suggerimenti su alcune iniziative che noi meridionali, tanto vituperati, avremmo immediatamente posto in essere.

Cari signori, avete un naufragio in casa, fatelo fruttare, mica potete permettere che la gente ne goda a sbafo? Cominciate con l’installazione di apposite biglietterie per la visita guidata; noleggiate dei giri in barca verso il relitto; ottenete delle tariffe speciali per poterlo “toccare”, ché tanto, ungendo qualche ruota, tutto si può fare; attrezzate la marina per l’accoglimento dei curiosi che si riverseranno a frotte, con punti di ristoro, rivendite di immagini esclusive, dal segnalibro al poster,  libri e materiale divulgativo, insomma tutto ciò che possa dare la sensazione di essere stati in un posto “speciale”.

Ma quello che può fare veramente la vostra ricchezza sono i souvenir.

Avete idea di quanto oggi possa valere un oggetto, anche banale, ripescato dal Titanic?
La Costa Concordia è una nave molto grossa, al suo interno si nascondono tesori in grado di alimentare il mercato dei souvenir per decenni. E quando pure fosse svuotata, nessun problema, anche il questo caso l’inventiva meridionale viene in vostro soccorso. Sarà sufficiente trovare dei laboratori un po’ fuori mano, ingaggiare qualche cinese, e vedrete che in ogni casa non potrà mancare un paralume, un apribottiglie, un copriwater, un set di posate, un prendisole, di provenienza originale Costa Concordia, o almeno così dirà l’etichetta.

Se l’avessimo avuta noi una tale fortuna non ci saremmo fatti pregare, anzi, come direbbe ridendo il nostro conterraneo Piscicelli, “qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un naufragio al giorno…”.

Per questi benefici dovete ringraziare una persona sola, il Comandante Francesco Schettino, al quale vogliamo assicurare che non gli mancherà mai la solidarietà tutta e l’affetto incondizionato dei suoi concittadini, e che questo Consiglio Comunale si impegna fin d’ora per un’azione di verità, l’unica che potrebbe rimediare al grave torto che un’informazione parziale e grossolana ha portato, per tramite del Comandante, anche contro tutta la comunità metese in quanto unita nella difesa dei valori tradizionali che egli ha così ben esplicitato.

Viva il Comandante Schettino, viva Meta di Sorrento, viva l’Italia!

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9 risposte a "Primo scoop di UikiLiX"

  1. Oramai in questa italia che poco ha da festeggiare ,sembra che resta solo l’arte dell’arraffare , oramai tutto è in vendita non importa chi o cosa ,importa l’etichetta…..
    ma non è così che si risorge ne da sbagli ne da sconfitte se il RISPETTO vien a mancare tutto il resto va a naufragare ….. chi onesto è, non ha più voglia di gridare ancora viva l’Italia perchè se ne vergogna ….. 😦

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