Ci credereste?

Nei miei viaggi mi è capitato di visitare posti belli e posti meno belli, accoglienti o inospitali, sonnacchiosi o convulsi, autentici o artificiali, e comunque tutti presentavano qualche incongruenza, uno spiraglio attraverso il quale facevano capolino aspetti inattesi e contrastanti, nel bene e nel male, ma in nessuno di questi posti ho trovato tanti paradossi come a Birmingham.

Questa città che oggi conta circa un milione di abitanti, sorse come un fungo nelle umide Midlands ai tempi della rivoluzione industriale del 18° secolo. Prima di allora era poco più di un villaggio specializzato nella produzione di armi leggere per l’esercito di Sua Maestà Britannica e, durante la guerra civile, per Oliver Cromwell.

Questa sua crescita “esplosiva”, irrigata da consistenti afflussi di capitali, permise la costruzione di edifici che avevano la funzione di status symbol, per differenziarsi da quelli modesti della working class, ma entrambe le costruzioni avevano una cosa in comune: il mattone. Sia che fosse stato poco più di un tugurio oppure un palazzo signorile ornato di  fregi e guglie, erano costruiti con dei piccoli mattoni faccia a vista, elementi dalle varie tonalità rossastre che sono tutt’altro che distensive.

Nel secondo dopoguerra si impose il cemento armato, precipitando la città dalla padella alla brace, grazie ad ardite quanto disarmoniche costruzioni che non avevano altra funzione se non quella di certificare la potenza industriale della città.

La relativamente recente crisi del settore manifatturiero inglese ha colpito duro, qui e nelle città satelliti, come Wolverhampton per esempio, un tempo floride e ora deprimenti come una gloriosa nave in disarmo. Solamente la favorevole posizione geografica di Birmingham e le sue ottime infrastrutture le hanno consentito di evitare la decadenza che hanno patito altri centri inglesi, e anche se la produzione di beni è diminuita drasticamente, il terziario e la ricerca ne supportano lo sviluppo.

Del periodo “ruggente” di Birmingham rimangono inalterate le contraddizioni, le quali si manifestano immediatamente anche nell’architettura. Quest’ultima, essendo onnipresente in città come l’aria che si respira, ne sortisce gli stessi effetti sulla popolazione. Questa è la mia tesi: se in un ambiente l’aria è buona ci si sente bene, invece se l’aria è inquinata oppure ci sono delle zone mefitiche, l’umore, oltre al fisico, ne risente; lo stesso vale per l’architettura, e troppo spesso quella di Birmingham mi perplime assai. Presumo sia questo motivo che, pur recandomi lì di mia spontanea volontà ed esauriti gli obblighi artistici, mi dissuada dal prolungare il mio soggiorno oltre il necessario. Ho il vago sospetto di non essere solamente io vittima di questa suggestione urbanistica, altrimenti non mi spiego il comportamento dei brummies, i suoi abitanti, generalmente ansiosi nelle loro occupazioni, che diventano addirittura febbrili nel divertimento. Forse questo è l’atteggiamento tipico di chi vive (vive?) nelle grandi città, ma troppe volte ho incrociato sguardi assenti e disperati, da lungodegenti, da soldati in trincea, da specchio nel bicchiere.

Immagino che a questo punto sarete un tantino curiosi di sapere cosa ha scatenato queste riflessioni poco esaltanti, e allora ho pensato di inserire in questo post alcune immagini che danno una vaga idea del caos urbanistico nel quale qui si è immersi (il caos del traffico e la cacofonia di rumori ve li dovete immaginare).

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Ecco Victoria Square, il centro storico, se possiamo dire così, di Birmingham.P1060091

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Bastano poche decine di metri perché la pospettiva cambi radicalmente e si propongano degli accostamenti che definire improbabili è un eufemismo pietoso.P1060102

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Quella che vedete in fondo è la nuova biblioteca municipale. No so a voi, ma a me non invita alla lettura, o magari dentro non ci sono nemmeno i volumi di carta ma tanti e-reader elettronici.

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Tutto è money, e a questo viene sacrificato anche un ingresso ottocentesco di rara fattura.P1060092

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Questo però è solamente “uno” strato di Birmingham, quello più appariscente (purtroppo). In realtà sopravvive ancora un testimone del secolo d’oro di Birmingham, un nobile che, caduto ormai in disgrazia, si nasconde alla vista altezzosa dei  parvenu di fresca ricchezza. Sto parlando della rete di canali navigabili (circa 60 km) che un tempo fungeva da comoda via per il trasporto delle materie prime e dei prodotti finiti, canali che poi uscivano dalla città e si estendevano fino a Sheffield, Hull, Liverpool, Manchester, Bristol, e ovviamente Londra. Ora queste vie d’acqua hanno perso la loro funzione commerciale, ma vengono ancora in gran parte utilizzati a scopo turistico,

Che ci crediate o no, qua sopra ci passa l’acqua.P1060121

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Eccolo, questo è il canale che passa sopra la stradaP1060124

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A volte i canali passano sotto le strade e i palazzi, salgono e scendono grazie a una serie di chiuse, con una pendenza anche del 5% (non è poco…)P1060086

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Certo, vista così può sembrare un’ambientazione molto caratteristica, tradizionale, quasi d’epoca, …Img_1958

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… toh, guarda, ci sono anche le paperelle! Ma no, sono anatre! Macché, sono oche canadesi! Canadesi? E che ci fanno a Birmingham?P1060078

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Ma, senza dover muovere troppo i piedi, basta girarsi dall’altra parte, guardare verso l’alto, per vedere questo, …Img_1936

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… questo, …Img_1938

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… questo, …Img_1956

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… questo, …Img_1949

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… e questo (ma ci sarebbe dell’altro, molto altro). Per inciso, l’edificio con quelle assurde croci non è un ospedale, e non è nemmeno la cattedrale di una nuova setta di cristiani siderali, è un palazzo d’affari con annesso albergo agli ultimi piani panoramici.P1060116

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Quindi, a coronare il tutto, ci va si terzo strato, quello che mi appare sovrumano ma senza possibilità di diventare trascendente, composto da gabbie di acciaio inox, …Img_1941

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… e di alveari di cristallo dove tutti siamo numeri, allineati e incolonnati, senza vie di fuga, …P1060109

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… uno strato di immani stalli per bizzarri animali che non consumano fieno, bensì seducenti veleni variamente confezionati ed etichettati, …P1060101

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… uno strato comunque effimero, cangiante, tirato su a forza di business e promesse da marinaio, vetrine sfavillanti e brame indotte, del quale alla fine resterà solamente un ricordo confuso di tre per due e uno strato di cemento. P1060097

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Quasi quasi è meglio che me ne torni a gironzolare tra i canali, tenendo lo sguardo basso, verso le piccole cose, anche se sono un po’ sgangherate, ma almeno sono vere, come direbbe Manola, “senza trucco e parrucco”.

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P.S. Comunque Birmingham resta la città ideale se avete intenzione di visitare il Regno Unito.
Per quelli che ancora non ne conoscono i motivi, suggerisco di dare un’occhiata all’articolo intitolato “Un post fuori luogo“.
Bye.

5 risposte a "Ci credereste?"

  1. Ci sta tutto un bel racconto surreale fatto di immagini. Bravo Ste, questo è turismo culturale all’ennesima potenza. Tutti son capaci andare nelle famose città ricche di arte e architettura da “ammirare”, ma capire le stonature e metterle in mostra è rara acutezza che difficilmente viene a galla. 😀

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  2. Pingback: lastoffagiusta.it

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