Questo o quello è indifferente

pericoloTutta questa melensaggine delle canzoncine di Natale in salsa swing che sentite nei negozi, alla radio, in tv, per strada, in ascensore, non vi ancora fatto uscire di testa?
Il pupazzo di Santa Claus che si arrampica (ma che sembra un poveraccio che è stato appena linciato dalla folla) sul balcone del vicino non vi fa desiderare di prenderlo a fucilate? (il pupazzo o il vicino è indifferente).
Quello schiaffo alla fame nel mondo, proprio nella festività di una religione che predica la povertà come bene supremo (che crediate o non crediate è indifferente) non vi fa sentire voglia di ghigliottina?
E che dire degli auguri, buon quello, buon quell’altro, buon quel terzo, forse non lo sapete che sono sinceri come il vino che vi serviranno al ristorante durante il cenone?
Lo stress di lambiccarsi il cervello per trovare un pensierino low-cost (bello o brutto è indifferente) per tutte quelle persone alle quali invece vorremmo regalare una fiala di Guttalax non vi fa sentire ipocriti in misura insopportabile?
Quando vi chiedono cosa fai e dove vai per le feste, aspettando il momento buono per rivelarvi che loro vanno a Ortisei, a Parigi, San Pietroburgo, Bali, a Machu Picchu (qua o là è indifferente tanto non ve lo potreste permettere), vi viene mai voglia di rispondere “non sono cazzi tuoi”?
Se per mille validi motivi avete atteso le feste per restare un po’ in pace e riposarvi a casa, letto fino a mezzogiorno, giornata in pigiama e pantofole, prima colazione/pranzo/merenda/cena in un continuum fatto di grissini/biscotti/salatini/gelato/fette biscottate/speck/sottaceti/parmigiano/mandarini/ecc. non sentite l’ingiustizia di un inderogabile invito a una di quelle cose assurde chiamate “festa”?
Non avvertite un fastidio di fronte ai sorrisi effimeri un tanto al chilo che siete costretti a mandar giù e che per vendetta lanciate a chi si aspetta la vostra gratitudine per cotanta manifestazione di allegra simpatia? (cosciente o pavloviana è indifferente).
Come non provare un brivido di ribrezzo verso questa corsa ai regali luccicanti costi quel che costi, all’apparenza della competizione sociale costi quel che costi, ai buoni sentimenti dei migliori sulla Terra costi quel che costi, all’intasamento esiziale del fegato e delle arterie costi quel che costi?
Allora se tutto questo ancora non vi basta, c’è qualcosa di peggio del cerchio alla testa per aver mangiato quello che non dovevate mangiare e bevuto quello che non potevate bere, peggio della macchia di vino rosso sulla tovaglia bianca ricamata a mano, peggio del pezzo di torrone che vi ha scalzato un’otturazione e scardinato un molare, peggio del cane dell’amico che ha pisciato dalla contentezza (il cane o l’amico è indifferente) sul tappeto persiano, peggio del candelabro in peltro che vi ha regalato vostra suocera, una cosa orribile (il candelabro o la suocera è indifferente) che vi toccherà esporre ogni Natale per tutti gli anni a venire, peggio della caldaia che ha deciso di andare anche lei in ferie, o in malattia, o in aspettativa, o definitivamente in pensione, proprio quando fa più freddo e avete in programma una riunione conviviale a casa vostra, peggio del conseguente mal di gola (con forte febbre) che vi imprigiona a casa il giorno prima di quella gita che aspettavate tutto l’anno, e che per inciso avete già pagato, peggio di quella contravvenzione che un solerte tutore dell’ordine vi ha comminato al mezzogiorno di una più che clemente giornata invernale, con un sole che scalda anche l’anima e un’aria asciutta e tersa che nemmeno sembra sia Natale, perché voi, con grave sprezzo del pericolo, stavate circolando senza catene a bordo, peggio di quella maledetta oliva dell’insalata russa dell’antipasto, e la maledizione ricada su chi non perde quei cinque secondi per togliere il nocciolo prima di mettere le olivette nella maionese, cascassero a loro tutti i denti, peggio del dolce bruciato sul quale avevate posto tante speranze per far bella figura coi parenti venuti da lontano come i Re Magi; sì, c’è di peggio.
Ecco, per esempio potreste prendere questo libriccino, sono 61 pagine di tempo letteralmente buttato via, ma più esile di così non sono riuscito a farlo, anche scrivendo piccolo piccolo.
Non si può dire però che sia un lavoro inutile, perlomeno in prospettiva. Lo spessore è quello giusto per quando si va nelle rustiche trattorie, in campagna, quelle con i pavimenti marezzati (ovvero a onde come il mare) e i tavoli spaiati che hanno pure le gambe spaiate, e di qua o di là ballano, terremotando in maniera preoccupante il contenuto dei bicchieri (che bisogna subito vuotare con spirito di servizio e conseguente alterazione etilica che è poi un bell’andare sul pavimento marezzato).
Non di meno la portabilità e lo scarso peso ne fanno un ottimo strumento manuale atto a generare un rinfrescante flusso d’aria nelle giornate più afose, e se poi c’è l’opportunità di organizzare una bella grigliata in compagnia vi assicuro che la carta utilizzata per questo libro è di ottima qualità per accendere il fuoco.
Per leggerlo invece è indispensabile una predisposizione d’animo annoiata in misura insopportabile, e avere niente, ma proprio niente di meglio da fare.
Insomma, quando penserete di averla sfangata anche questa volta, di essere dei sopravvissuti alle feste di Natale, questo libro vi colpirà alle spalle, a tradimento, e sarà la classica ciliegina sulla torta, una ciliegina avvelenata, questo mi pare inutile sottolinearlo.
Pertanto se ci tenete al buonumore badate a ciò che fate, perché se metterete il naso tra quelle pagine lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.
365 uova di giornata - Copertina

E se ancora non vi bastasse, se ancora non foste convinti, per buon peso vi aggiungo la quarta di copertina, per evitare che in futuro mi si rinfacci l’indelicatezza di non avervi avvertito…

Sensibilità, intelligenza, fantasia e memoria sono alcuni dei medium attraverso i quali gli eventi che ci vedono vittime o attori vengono assemblati e assimilati, al fine di far assumere loro un aspetto riconducibile a ciò che definiamo “vita”. Un vero peccato che tutti questi strumenti siano in varia misura imperfetti, e che perciò le distorsioni, le sfocature, le imprecisioni e i malfunzionamenti si sovrappongano, col risultato che ogni informazione trasmessa non concorre a edificare una struttura logica bensì contribuisce a formare quella “aberrazione” che ognuno di noi invece considera “logica”.
Venendo allora a mancare la possibilità di comprensione non rimane che accettare l’eventualità che tutto ciò che ci accade, anche l’episodio più insignificante, altro non sia che una metafora della vita stessa.
A suo rischio e pericolo, pur essendo egli stesso artefice e vittima della sua follia politicamente corretta, l’autore ha voluto autodenunciarsi, e questo è il risultato.

Sul sito web di youcanprint potete trovare tutte le informazioni per ordinare questo libro, o potete informarvi presso una libreria tradizionale (qui l’elenco), oppure potete anche chiedere direttamente a me scrivendo a vasto2000@alice.it.
A presto anche la versione e-book (però prima devo capirci qualcosa…)

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8 risposte a "Questo o quello è indifferente"

  1. Nota positiva, no? Mio nipote mi ha chiesto cosa vorrei per Natale, ho risposto che ho gia tutto- amore, salute- lavoro (anche se sono pensionata senza pensione) e salute. Il mio lato negativo si trova in 4 piccoli volumi di short stories in ebook con youcanprint. Only english. by rita bondi bates. Il libro 365 uova di giornata mi stuzzica, provo da feltrinelli. Grazie

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  2. Io che di feste non ne faccio ,la domenica pur essendo in pensione magari stiro, io che ricordo che da piccola mi ostinavo a credere nella befana anche quando sapevo che era una bufala (qui da noi i regali solo alla befana) appunto il giorno dopo a scuola ….eppure penso che se togliamo anche questa aria di festa se pur precaria mi vien da pensare ma il mondo sarebbe migliore ??più vero??? bho non ho la risposta ,io son per la libertà di pensiero chi può e chi ne ha voglia festeggi,altri saranno annoiati ,per quanto mi riguarda gli auguri che si mandano non so se sono sinceri o a comando però diamoci una speranza i miei sono sinceri anche se magari non servono a nulla ,
    AUGURI STELIO E ROSSANA

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