Parliamoci chiaro – Sesta puntata

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La_Vedova_Allegra

Per dare maggior enfasi a quella sua decisione, Adriano sollevò il bicchiere di Bourbon accennando un brindisi – Allora, alle sublimi gioie e ai dolori senza fine… – e si scolò d’un fiato il contenuto.
Solo a quel punto Barbara lasciò la sua mano e la osservò per un attimo, come per accertarsi di non avergli inavvertitamente stritolato un po’ le dita.
– Toh, sei sposato. –
– Già. È un problema per te? –
– Neanche per sogno. Quando mi si presenta una buona occasione io non mi faccio scrupoli. Piuttosto tu… –
– No problem. Non sarebbe certo questa la mia prima, chiamiamola scappatella, non so se mi sono spiegato. –
– E tua moglie, non dice niente? –
– Cosa mai dovrebbe dire? Io sono fuori per lavoro, mica per divertimento. –
– Ma sospetterà pure qualcosa… –
– No, no, lei ci crede veramente a tutte quelle fesserie sulla fedeltà coniugale; non riuscirebbe a dubitare di me neanche se lo volesse, e poi io sto molto attento a non lasciare tracce compromettenti. –
– Anche lei potrebbe stare attenta, e tradirti. –
– Lei? Impossibile. Non riuscirebbe mai a nascondermelo, la leggo come un libro aperto, credimi. –
A Barbara venne spontanea la solita frase, vera, troppo vera, ma in quell’occasione inopportuna: “I mariti sono sempre gli ultimi a scoprirlo”. Si trattenne, limitandosi a replicare con un silenzioso sorriso che voleva essere di compatimento, ma che Adriano interpretò come un punto a suo favore.
– Invece tu, single? –
Lei odiava quel termine, lo trovava grossolano, come se si potessero includere tutti i casi di solitudine, volontaria, occasionale, imposta, intenzionale, accidentale, cercata, in una sola parola, e usare l’inglese per renderli più attuali e socialmente accettabili. Ancora una volta dovette frenare la lingua, ammansirla e obbligarla a un comportamento diplomatico. Ci sarebbe stato tempo più tardi per soddisfarla come meritava.
– Diciamo così, io mi vedo come una specie di “vedova”. –
Adriano preferì non indagare oltre; immaginò una convivenza chiusa malissimo, oppure un fidanzamento inconcludente; secondo il suo metro di valutazione, il tipo si era lasciato scappare quel bocconcino non aveva scusanti, e meritava, a esser buoni, soltanto una serie di aggettivi a scelta tra: egoista, stupido, cieco, volubile e insopportabile; in cuor suo egli ringraziò quell’inetto per aver lasciato la bionda sul mercato.
La guardò, e scorse nei suoi occhi la gioia di chi ha vinto un premio inaspettato, lui. Ne fu maschilmente compiaciuto, e la solleticata vanità lo fece scivolare in una battuta alquanto cretina.
– Beh, a quanto pare, incontrandomi, sei diventata una vedova allegra…” –
In un altro momento Barbara avrebbe fulminato con un commento tagliente il suo interlocutore, ma la situazione imponeva di sopportare anche questo. Riuscì a imbastire un sorriso diplomatico e si limitò a dare spago a quel fine umorista.
– Non ancora quanto vorrei; magari sarò veramente allegra più tardi, sempre se tu sarai all’altezza delle mie aspettative. –
– Di questo non ti devi preoccupare, bella mia. –
Il tris di alcolici che Adriano si era scolato stava producendo i classici effetti disinibitori, rinforzati, se ve n’era bisogno, dalle frasi maliziose di lei. Inclinò un po’ il capo per avvicinare il volto a quello di Barbara, per dirle qualcosa sottovoce, guancia a guancia, come si vede nei film,
con aria da cospiratore, facendo finta di commentare l’aspetto di una delle lampade del soffitto.
– Sai cosa ti farò io? Prima ti… –
Lei lo obbligò a guardarla e gli mise l’indice sulle labbra per imporgli il silenzio.
– Tu non farai proprio un bel niente caro, sarò io che farò tutto, e, stanne certo, non avrai né la voglia e né la necessità di chiedermi di più. Tu sarai solamente un corpo a mia disposizione, e io lo userò per soddisfare la mia voglia di te. Stai tranquillo, io non mi preoccupo di certo, ho una certa pratica; so come sono fatti gli uomini, e so come trarne il massimo godimento. –
– Questa è musica per le mie orecchie. –
– Buon per te allora. –
Se è vero che c’è una prima volta per tutte le cose, questa è sicuramente la primissima, pensò Adriano. Ne aveva avute di donne smaliziate, disinvolte, vogliose, ma la bionda le batteva tutte, e di parecchie lunghezze. Essere un pupazzo nelle sue mani, anzi un bambolo gonfiabile, era qualcosa che stuzzicava la sua fantasia oltre il sopportabile; non vedeva l’ora che lei lo schiavizzasse e lo obbligasse a soddisfarla in tutto e per tutto; e pazienza se sarà un’esperienza singolare, cioè unica, beh… unica,… questo è ancora da vedere. Per festeggiare il suo nuovo status di uomo-oggetto si girò verso il bancone del bar e sollevò il suo bicchiere vuoto per ordinare dell’altro Bourbon.
Nell’attesa che lo servissero diede uno sguardo al locale. I ragazzi se n’erano andati, come pure il grassone col giornale; il tipo al videopoker continuava imperterrito a perdere soldi e accumulare fiele; una compagnia di quarantenni stava discutendo d’affari: un tipo smilzo stava appoggiato sul bancone in compagnia di una birra e dei suoi rimpianti, fissando, senza vedere veramente, il grande televisore in alto; anche le segretarie di lusso erano rimaste, ora però erano in compagnia dei loro ganzi tirati a lucido, e ridevano per ogni sciocchezza che quei damerini estraevano dalle loro zucche spalmate di gel.
Di tutto quel andirivieni lui non s’era accorto di niente, perso completamente nelle sue ipotesi erotiche, appeso come un pesce all’amo a ogni parola di lei, e lei stava tirando la lenza da vera professionista. A questo pensiero si domandò se per caso… no, era un’ipotesi da scartare. La bionda non avrebbe perso tanto tempo, sarebbe andata subito al sodo, e poi lui non aveva l’aspetto del pollo da spennare.
Arrivò il suo liquore. Adriano prese il bicchiere, scrutò il colore ambrato del Bourbon, ne avvertì il profumo, dolce, come di zucchero d’orzo tostato, e dopo averne preso un sorso, sentì immediatamente l’amabile retrogusto di vaniglia smorzare la forza dell’alcol. Si rese conto in quel momento che la vicinanza di lei, lei così avvenente ma non prorompente, le inaspettate avances, la novità e il mistero che la circondavano, avevano acuito tutti i suoi sensi; era diventato ricettivo come un animale selvaggio, e fantasticò su quanto poteva provare in quello stato quando lei sarebbe stata, finalmente, sua, o lui suo, come gli aveva promesso.
No, non era una professionista, questa era veramente un angelo del sesso, un sogno fattosi bionda in tubino nero, ed era tutta per lui.
Posò il bicchiere.
– Che culo! –
– Come hai detto scusa? –

Segue…